Adi Da Samraj e I Sette Stadi della Vita
di Chris Tong, Ph.D.
Traduzione dal sito https://www. adidaupclose.org
Introduzione
Quale è il processo completo dell’evoluzione umana? Quale è il suo potenziale punto di arrivo? Avatar Adi Da offre e indica un percorso con i sette stadi che comprendono l’intero spettro delle possibilità umane. Per ognuno di quegli stadi ha descritto sistematicamente non solo gli aspetti fisici, emotivi e mentali nel loro progressivo sviluppo, ma anche le relative fasi Spirituali, Trascendenti e Divine, potenziali in ognuno di noi, nel nostro maturare in termini umani e ordinari. Questo schema del tutto unico, che inizia con gli stadi preliminari del percorso evolutivo e si conclude con le ultime fasi dell’Illuminazione Divina – presumibilmente al termine di una lunga serie di reincarnazioni – costituisce il punto centrale di riferimento nell’Insegnamento di Saggezza scritto da Adi Da. Questo lavoro di Adi Da è anche uno strumento essenziale per capire come l’individuo umano si sviluppi nel corso delle sue vite, ed è anche uno strumento per capire insegnamenti e pratiche nelle varie scuole religiose e spirituali del percorso umano.
I primi tre stadi della vita sono quelli che riguardano la crescita ordinaria, dalla nascita fino all’età matura. Sono gli stadi dello sviluppo fisico, emozionale e mentale. Idealmente dovrebbero concludersi nel termine di sette anni per ognuno, intorno quindi ai ventuno anni. Purtroppo la conclusione di quel ciclo solo raramente si può definire completata. Nella maggioranza dei casi, la crescita non si dimostra completa in uno o più stadi fra i primi tre. Alcuni individui possono riconoscersi come “cronici primo-stadio” o “cronici secondo-stadio”, in quanto rimangono centralizzati nel primo o secondo stadio, anche nel corso di varie incarnazioni. I loro ricorsi egotistici si rinnovano in meccanismi che li tengono rinchiusi nel loro stadio e precludono la loro crescita. Alcuni assumono la disposizione perfino di difendere la loro immaturità – “sono al primo stadio e sono orgoglioso di esserci”-, trovano l’occasione di frequentare delle persone che supportano la continuità dei loro atteggiamenti immaturi.
Scrive Adi Da: “C’è un tempo per l’infanzia e un tempo per la fanciullezza, ma se si incorre in forme nevrotiche infantili o fanciullesche, in quel caso si costruisce automaticamente una dipendenza cronica. Si esprime la propria auto-contrazione con forme di paura, separazione, ricerca di immunità e di sollievo.”
Primo Stadio: individuazione
Questo primo stadio è il processo in cui il bambino si adatta ad essere un individuo separato, non più dipendente dalla madre. Molto importante è anche il processo di apprendere il come nutrirsi in modo separato dal corpo della madre. Il primo stadio della vita è quindi un vero e proprio svezzamento, ovvero una auto- individuazione.
Idealmente, questo stadio dovrebbe svilupparsi e concludersi nel corso dei primi sette anni di vita. Un periodo di intensa crescita fisica e di intenso apprendimento. L’individuo impara a controllare le proprie energie e ad usarle al meglio nell’esplorazione del mondo fisico. Impara anche ad usare le sue capacità motorie: come tenere il cucchiaio, come camminare e come rendersi responsabile delle sue evacuazioni.
Se il primo stadio si evolve nel modo giusto, la separazione dalla madre si dovrebbe completare senza traumi. C’è tuttavia una tendenza, in buona parte degli umani, a dover lottare nell’acquisire del tutto la propria individualità, o a non accettarne la necessità. Il risultato di questo genere di resistenza, intorno ai sette anni, rimane un cronico senso di essere separato dalla fonte vitale e dal suo supporto. Questo senso di separazione dalla fonte nutrice è una conseguenza del primario atto separativo.
Secondo stadio: socializzazione
Nel periodo che sta fra i cinque e gli otto anni, cominciamo a prendere atto delle dimensioni emotive e relazionali dell’esistenza: come ci sentiamo e come gli altri rispondono a quello che sentiamo emotivamente, è molto importante e segna l’inizio del secondo stadio della vita: adattarsi socialmente al mondo che ci gira intorno, alla crescita del senso della diversità sessuale, rendersi conto dell’effetto che le nostre azioni provocano su gli altri, a verificare il livello di amore che si riceve. Tutto questo è conseguente e naturale in rapporto al primo stadio della vita.
Adi Da precisa che nel secondo stadio della vita i bambini sviluppano una naturale capacità di riconoscere le energie eteriche. Per questa ragione, dovrebbero essere incoraggiati a sentirsi, in qualche modo, più di quanto “si evidenzia con la loro apparenza”, ossia che non sono fatti di solo corpo fisico. Questo per facilitare la loro implicita crescita spirituale. Il secondo stadio è ovviamente dedicato anche alla crescita morale e giusta della socializzazione, nel senso della sensibilità alla dimensione eterica e agli effetti che provoca naturalmente negli altri, piuttosto che alla sola socializzazione mondana e convenzionale.
Terzo Stadio: integrazione
Idealmente il terzo stadio della vita si concretizza nel periodo compreso fra i 18 e i 21 anni.
La protagonista di questo periodo è la maturazione dell’abilità mentale, con la capacità di usare la mente e la parola nei campi astratti e concettuali, insieme alla capacità di esercitare discriminazione e forza di volontà. A livello corporeo, è ancora in corso il periodo della pubertà con i suoi sviluppi fisici ed emotivi.
Gli obiettivi del terzo stadio sono anche quelli di integrare il carattere nei suoi aspetti fisici, emotivi, mentali e respiratori, in modo tale che l’emergente adulto sia pienamente differenziato e autonomo in quanto essere umano in senso sociale e sessuale.
Quando il corpo-mente è conforme alla sua organizzazione gerarchica, riesce ad agire in modo maturo ed integrato. In caso di carente integrazione, le quattro facoltà inferiori si muovono in condizioni di incertezza volitiva: a volte prevale la mente “ voglio fare una dieta”, a volte prevale il corpo “ho voglia di cioccolato”! In altre parole prevale una forma di inconsistenza.
La maturità relazionale nei primi tre stadi della vita
Il terzo stadio della vita include non solo l’integrazione delle varie parti del corpo fra loro – corpo, mente, emotività e respiro -, ma anche l’integrazione dell’individuo nel mondo: maturazione nella sfera del relazionale.
Nel primo stadio della vita, l’individuo impara il modo di soddisfare le proprie necessità. In senso più ampio, impara anche il modo di essere responsabile per se stesso, senza dover dipendere dalla società a causa della propria immaturità.
Nel secondo stadio della vita, l’individuo sviluppa la propria sensibilità nei confronti del prossimo. Nel contesto di quella sensibilità eterica e mediante la interazione con gli altri, si rende anche conto che gli altri condividono la loro apparente esistenza come unità indipendente.
Nel terzo stadio della vita, l’individuo sviluppa l’abilità concettuale nel risolvere i problemi. Usando quella abilità si rende anche conto dei propri limiti nella sua creatività nel trovare soluzioni intelligenti per bilanciare i suoi bisogni con quelli degli altri. La conseguenza della maturità individuale a quel livello è abbastanza per sviluppare una importante quantità di capacità relazionali, come collaborazione, coordinamento, trattazione, compromessi, controllo di alcune risorse, limitazioni implicite secondo il caso, sottomissioni costruttive alle autorità, costruttivi criticismi all’autorità e altro ancora.
I primi tre stadi della vita costituiscono il fondamento necessario per gli altri stadi a seguire.
Adi Da considera i primi tre stadi della vita come fondamentali perché il travaglio evolutivo della maturità umana è solo una preparazione per qualcosa di più grande, ossia: il risveglio spirituale e, alla fine, l’Illuminazione Divina. Tutto il processo comincia a fiorire nel quarto stadio della vita, la base di cui è la conversione verso l’amore, ossia lo sviluppo umano naturale che segue l’individuazione, la socializzazione e lo sviluppo mentale. Come accade di frequente nelle discipline spirituali, qualcuno sceglie una scorciatoia dallo sviluppo spirituale, prima di aver concluso del tutto il percorso umano fondamentale della crescita. Quel “qualcuno” tenderà ad usare le pratiche spirituali come il mezzo per drammatizzare i propri limiti umani: yoghi che diventano bravi a sfuggire dalle discipline di questo mondo per rifugiarsi in non precise dimensioni astrali; “santoni o santone” che sviluppano energie miracolose per vanità, o per attirare attenzione o per farsi amare, come per compensare le loro paure di non essere amati; shamani che usano le loro specifiche capacità psichiche ed eteriche per la “magia nera”, e altro ancora.
Quelli che si lamentano e regrediscono nelle pratiche spirituali sono semplicemente non ancora maturi in senso umano e ordinario. La preparazione umana è necessaria. “Venite a Me quando vi sentite forti a livello di crescita umana. In caso contrario vi aspetterebbe un futuro mediocre e frustrante”.
Quarto Stadio della Vita: spiritualizzazione
Seppure continuando a crescere nei tre primi stadi, molte persone si dedicano a delle pratiche religiose, disponendosi ad un certo ordine devozionale e disciplinato. Quello corrisponde all’inizio e alla propria disposizione nel quarto stadio della vita, ma è solo l’inizio. Il balzo autentico implicito nella transizione al quarto stadio della vita è un gesto che poche persone riescono a fare. É una transizione da riconoscersi, in genere, soltanto ai santi : niente di meno che dedicarsi ad una vita illuminata spiritualmente e dedicata alla contemplazione del Divino e al servizio di quello. Come può essere possibile una simile scelta? Può avvenire solo se sostenuta da un risveglio del cuore verso il Divino così profondo da far dimenticare la preoccupazione e gli intenti di raggiungere i comuni obiettivi umani, quelli che soddisfano apparentemente i piaceri mentali e corporei.
Per questa ragione, Adi Da raccomanda fortemente ai giovani praticanti nella Via di Adidam di non praticare attività sessuali se la crescita nei primi tre stadi della vita non è stata tale da consentire loro la transizione al quarto stadio della vita, che è caratterizzato dalla consapevolezza e dalla comunione con l’Essere Divino. La gioia della comunione col Divino è più forte del piacere ottenibile dalla sessualità, specialmente nel corso di approfondire quella pratica. Se la persona è dipendente già da prima dal piacere sessuale, quella potrebbe non essere mai capace di liberare la propria energia e attenzione per scoprire il Divino, di lasciare che la pratica della comunione col Divino raggiunga il punto in cui la sessualità venga trascesa in modo naturale, a prescindere dal fatto che la stessa sia o non sia praticata, e quindi sostituita dalla gioia della comunione col Divino. Questa sarebbe la sequenza ideale nella vita; come è naturale, molti di voi scoprono la Via di Adidam nella seconda metà della vita e devono quindi confrontarsi con la difficoltà di superare le abitudini associate alla dipendenza ormai profonda da denaro-cibo-sesso. Quanto più a lungo abbiamo vissuto alla ricerca di auto-indulgenze mentali o fisiche, tanto più sarà difficile trascendere la forza delle abitudini, pre-requisito necessario alla transizione nel quarto stadio della vita.
Abbiamo citato più sopra l’importanza del servire spontaneamente il Divino nel quarto stadio. Spesso ci riferiamo a delle persone che hanno dedicato la loro vita a servire il prossimo, e per questo loro servire li abbiamo chiamati “santi”. Di certo sono quelle delle brave persone, ma possono essere chiamati “santi”, ossia praticanti del quarto stadio della vita, solo nel caso che il loro spontaneo servizio sia rivolto al Divino, e non solo agli altri, e anche nel riconoscere a quelli la consapevolezza e la comunione con il Divino. I veri santi sono quelli realizzati spiritualmente, non solo esseri umani profondamente morali.
Il Quinto Stadio della Vita
Il quinto stadio si può definire come lo stadio degli yoghi o dei santi, di quegli individui cioè che sono coinvolti nel raggiungere l’Illuminazione attraverso esperienze mistiche – nel senso di visioni come quelle di Gesù o della “perla blu” o altro – o attraverso il controllo di energie psichiche. É importante sottolineare che se i praticanti spirituali del quarto stadio che raggiungono il livello di Risveglio Spirituale sono rari, yoghi e santi che realizzano la completezza nel quinto stadio sono ancora più rari.
L’importante differenza fra i praticanti del quinto stadio e i praticanti di tutti gli altri stadi che lo precedono è questa: per i primi, la consapevolezza di appartenere al livello grossolano dell’esistenza umana non è più il loro normale livello di esistenza. La loro attenzione è sempre rivolta alle dimensioni sottili dell’esistenza, ossia alle regioni mentali di sogno e visionarie.
I fenomeni tipici del quinto stadio sono il risultato di più elevati movimenti della corrente spirituale, ora nelle più alte regioni del cervello. Nel quinto stadio, la corrente spirituale si muove dall’ajna chakra verso e sotto la corona radiata nella testa, con l’attenzione che segue quel movimento. Se l’attenzione raggiunge il punto più alto della sua ascesa, la corrente spirituale innesca lo stato meditativo che nella tradizione e nomenclatura yoga viene chiamato “Nirvikalpa Samadhi” (o estasi priva di forma), in cui ogni forma di consapevolezza del corpo-mente viene temporaneamente dissolta nella Auto-Condizione Divina. Per quanto temporanea, quella stessa esperienza segna uno stabile e solido cambiamento del proprio essere. Diventa pertanto ovvio che il sé-individuato in qualunque forma, sia essa di natura fisica, spirituale o animista, non ha comunque alcuna esistenza o significato eterno. Esiste solo la Condizione Divina di Assoluta Libertà e Perfetta Felicità. Una volta ottenuta l’esperienza della Condizione Divina nel suo stato di “estasi priva di forma”, la propria relazione con l’esistenza corporea diventa completamente differente. L’individuo che ha vissuto l’esperienza di “Nirvikalpa Samadhi” riconosce che il proprio corpo è solo un fenomeno arbitrario, quasi umoristico.
Ma anche in quel caso, i limiti alla propria Realizzazione rimangono tali. Nirvikalpa Samadhi, il culmine della crescita nel quinto stadio, non è una Realizzazione permanente. É piuttosto una esperienza labile. La coscienza corporea ritorna presto e con quella il desiderio di replicare quella forma di Beatitudine senza limiti né incarnazioni. Quello che sale tende a discendere. Seppure nella sua profondità, il Nirvikalpa Samadhi è trattenuto da uno sforzo sottile, originatosi nell’ego. É l’ultimo frutto della strategia egotistica diretta a sfuggire dalla stretta corporea che indirizza la propria consapevolezza verso l’alto e verso la Luce infinita.
Il sesto stadio della vita: risveglio nel Sé Trascendente
Giunti al sesto stadio della vita, non si percepisce o interpreta ogni cosa da un punto di vista del corpo-mente individuale, con i suoi desideri e traguardi. Si è stabili nella Posizione Trascendente, Risvegliati nella Vera Coscienza che è l’Origine di tutto ciò che esiste. In quella posizione, si rimane come “Testimoni” di tutto ciò che si manifesta, ma tuttavia partecipando al gioco della vita. La vita scorre come le immagini su uno schermo, e ci si rende conto del più grande valore dell’Esistenza e della non-necessità di tutto ciò che si manifesta. Questo è la stato che Adi Da definisce come l’inizio “degli ultimi stadi della vita”, ossia quegli stadi che si identificano con la Coscienza Stessa.
Il sesto stadio può includere l’esperienza di Jnana Samadhi che corrisponde al Nirvikalpa Samadhi del quinto stadio, sotto forma di Realizzazione temporanea del Divino Sé. Tuttavia, il Nirvikalpa Samadhi del quinto stadio è promosso dalla strategia ascendente, che spinge l’attenzione in alto, oltre i limiti del corpo-mente; nello Jnana Samadhi , la consapevolezza degli stati grossolani e sottili viene messa fuori dalla concentrazione nella Auto-Coscienza Trascendente. Nirvikalpa Samadhi si manifesta tramite l’assorbimento nella Radiosità Divina, laddove Jnana Samadhi si manifesta con la esclusiva identificazione nel Sé Divino, la Coscienza del Divino.
Storicamente, il maggior numero di realizzati nel sesto stadio della vita si trova nelle tradizioni dei saggi indù e buddisti, raramente anche fra i praticanti del taoismo, che si liberavano presto dal fascino dell’esperienza, fisica o sottile, sin dall’inizio. Questi grandi Realizzati abbandonavano con la pratica l’attaccamento ai tre classici “denaro, cibo e sesso” già nel corso dei primi tre stadi della vita, e di seguito a quelli, si liberavano delle attrazioni devozionali (quarto stadio) e dalla ricerca di esperienze mistiche (quinto stadio). Si dedicavano tradizionalmente alla contemplazione della purezza e della libertà della Coscienza, fino al punto di realizzare che la Coscienza Stessa, eterna ed a-prioristica rispetto ad ogni forma mortale o di esperienza temporanea, è la nostra Condizione Vera, il Vero Sé.
Tuttavia, pur collocandosi nella libertà della Coscienza Trascendente, il sesto stadio non corrisponde al raggiungimento della più Perfetta Illuminazione. Una tensione egotistica trattiene ancora quella Realizzazione, come nel caso della Realizzazione del Nirvikalpa Samadhi specifico del quinto stadio. La pratica e la realizzazione nel sesto stadio si esprime con una implosione interna che allontana e dissolve ogni tipo di interesse negli oggetti e nelle esperienze condizionali , incluso le energie e i movimenti dell’attenzione al proprio corpo-mente, per lasciare spazio alla concentrazione in ciò che viene identificato come Origine della coscienza individuale. In tutto questo, la radice dell’ego è sempre viva. La ricerca è tutt’ora presente nella sua forma primitiva. Il sesto stadio è quindi la ricerca di identificazione con la Pura Coscienza, che è a-prioristica rispetto ad ogni fenomeno, anche se esclusivo.
Il settimo stadio della vita: la Illuminazione Divina
Il settimo stadio corrisponde alla totale liberazione di ogni limitazione egotistica presente nei precedenti sei stadi della vita. Importante: il Risveglio del settimo stadio della vita non è una esperienza in assoluto. La vera natura di ogni cosa è semplicemente ovvia. In quella realizzazione si manifesta la pura Comprensione che ogni “cosa” apparente è Eternamente e Perfettamente la stessa cosa della Realtà, Coscienza, Felicità, Verità, o Divino. E quella Comprensione è anche Beatitudine Suprema.
Adi Da attribuisce a quella Consapevolezza Divina il nome di “Occhi Aperti”. Non esiste più alcun bisogno di ricercare la reclusione meditativa al fine di realizzare la Identificazione con la Unica Realtà Divina. La Confessione Estatica e implicitamente omni-comprendente di “C’É Solo il Divino” è spontanea, perpetua, libera da ogni sforzo per chiunque si trovi nella condizione di “Occhi Aperti”. La Coscienza non è costretta al divorzio da ogni forma terrestre essendo la Coscienza Stessa la vera Natura, Origine e Sostanza della condizione terrestre. La vita nel settimo stadio si traduce nel processo di Amore-Beatitudine nel riconoscere intuitivamente che tutto ciò che emerge è solo una modificazione della Coscienza Stessa.
Nel settimo stadio della vita appare ovvio come nessun aspetto del corpo-mente sia necessario e che tutto può essere “sacrificato” felicemente al Divino, così per restaurare se stessi nella propria Identità Divina.
“L’individuo umano non è altro che una modificazione periferica e temporanea della Luce Cosciente, che appare e viene emanato dalla Luce Stessa (ovvero Spazio Auto-Illuminato).
Invero, l’individuo umano – ovvero l’ego – non è necessario e neppure l’emanazione lo è. Si tratta di una apparenza solo convenzionale, priva di qualunque “Causa” Divina. “
Adi Da Samraj
“Divine, or Seven Stage, Enlightenment” The Aletheon
L’Essere Divinamente Auto-Realizzato è letteralmente “Illuminato”. La Luce dell’Essere Divino si Muove in lui, o lei, come un continuo circuito di Amore-Beatitudine, che sale con la forma di una S dalla parte destra del cuore verso una Matrice di Luce verso e oltre la corona radiata della testa. Quel circuito è Amrita-Nadi, il “Nervo della Beatitudine Immortale”, menzionato nella tradizione esoterica spirituale Indù, ma solo descritta pienamente e per la prima volta da Adi Da. In seguito al Suo Divino Risveglio nel 1970, Adi Da ha sperimentato la “Rigenerazione” di quella Corrente di Amore-Beatitudine, pervenendo a comprendere Amrita-Nadi nella sua Forma Originale Auto-Radiosa- Divina nel corpo-mente umano, come anche in ogni essere e forma condizionale.
Adi Da usa come esempio il processo a cui si sottopone l’argilla che si trasforma nel forno in terracotta:
“Quando si pone una figura in argilla nella fornace per trasformarla in terracotta, il calore forte comincia col seccare il pezzo che tende a prendere un colore rossastro, che si estende poi, col calore in aumento, a tutto il perimetro del forno. Tuttavia la figura di argilla è sempre visibile all’interno. Con l’aumentare dei gradi di calore, il fuoco tende a sbiancarsi e la sua radiazione è così pervadente, così abbagliante, che la forma della figura, non è più visibile in quanto tale, si è dispersa in quel bagliore di luce.
Quel processo è simile alla Traslazione Divina. All’inizio le condizioni esistenziali vengono trasfigurate nella implicita Radiosità dell’Essere Divino. Ma ad un certo punto, Immedesimandosi e Riconoscendo ogni forma come Divina, ogni cosa ritorna ad essere soltanto quella Radiosità Stessa. Questa è la legge della vita. La vita vissuta secondo quella legge si conclude in quella Radiosità che trascende la Natura cosmica. E nel frattempo, la Natura cosmica procede con la Trasfigurazione Divina e le relazioni vengono Divinamente Trasfigurate nella Energia della Auto-Posizione Divina. “
Avatar Adi Da Samraj
Una nuova possibilità per tutta l’umanità
Il settimo stadio della vita è una possibilità totalmente nuova, unicamente Rivelata e Offerta da Avatar Adi Da. Il Risveglio nel settimo stadio della vita trascende l’intero corso del potenziale umano e con quello ogni struttura condizionale dell’esistenza umana – grossolana, sottile e causale. Il settimo stadio della vita è l’Auto-Realizzazione Più Perfetta, ovvero Illuminazione Divina Più Perfetta, Risveglio Assoluto da ogni traccia di identificazione con il senso dell’essere un “sé” separato in ogni manifestazione dell’esistenza.
“Il settimo stadio della vita non è un “settimo” nel senso di essere preceduto dagli altri sei.
Il settimo stadio della vita è Oltre e A-prioristico rispetto ai primi sei stadi.
Il settimo stadio, paradossalmente, non ha niente a che vedere con gli “stadi”della vita.
Il settimo stadio della vita è semplicemente la Perfetta Dimostrazione della Realtà-Verità Divina, la Verità della Divina Realtà-Rivelazione ….
La Auto-Presenza della Realtà Stessa, Già e da Sempre, É il Segreto su Cui si fonda la vera autentica pratica della Mia Via della Realtà solo da Me Rivelata ed Offerta.”
Avatar Adi Da Samraj