Soldi, Cibo e Sesso

I – Soldi, Cibo e Sesso

Riflessioni su questo capitolo sono il fondamento di ogni vita non solo ordinaria, ma anche spirituale. Senza quel fondamento, dice Adi Da, non si può intraprendere nessun percorso evolutivo.

Quando le persone decidono di coinvolgersi in attività religiose o spirituali, partecipando specialmente a gruppi particolari, devozionali o altro, ritengono automaticamente di doversi sottoporre ad alcune discipline. Una di queste suggerisce che la vita spirituale debba in qualche modo separarsi dalle condizioni fisiche e vitali. Di fatto, alcune tradizioni che risalgono a tempi passati, confermavano proprio quella stessa necessità spirituale: un cambiamento epocale di compartamenti interiori che suggerivano il completo distacco dall’energia vitale, dalle varie forme di energie fisiche, percezioni e perfino da visioni celesti o altro.

Soldi, cibo e sesso – ossia il dedicarsi alla energia vitale in forma di sforzi relazionali – sono le attività essenziali della vita. E sono appunto quei processi vitali ad essere manipolati per primi nel dedicarsi, anche alla lontana, ad attività religiose o spirituali.
Per la maggior parte delle persone che decidono di partecipare ad attività convenzionali, religiose o spirituali, “soldi, cibo e sesso” creano confusione e sensi di colpa:
“dovrei o non dovrei fare questo? Qual’è la dieta giusta per me? Digiunare, dedicarsi alla macro-biotica, rinunciazione, povertà?…” Le diete si alternano con gli eccessi di cibo, lo stesso per il sesso. Celibi per un periodo sperando di arrivare all’Illuminazione, o nella ricerca della “benedizione tantrica”, oppure cercando di ritornare all’equilibrio mentale. Oppure, niente lavoro, niente guadagno. Questi tentativi di percorso sono tipici e coerenti con la decisione di percorrere un sentiero religioso o spirituale.

A causa delle resistenze automatiche formatesi nel contesto religioso e spirituale, il bisogno pratico del denaro in rapporto alla propria sopravvivenza si è tradotto in un congegno molto complicato e spesso frustrante per molti gruppi religiosi e spirituali. Tutto il contesto denaro-sopravvivenza dovrebbe invece ridursi ad una faccenda semplicemente ovvia. Questa è la Terra, non il Paradiso. Ogni cosa quaggiù richiede energia, sforzo e denaro. Ci vuole molta energia, denaro e sforzi per far funzionare un gruppo di praticanti religiosi o spirituali. L’obiettivo di quel gruppo di praticanti religiosi o spirituali può essere alto quanto si vuole, ma la cultura vivente deve funzionare secondo le regole e le leggi di una qualunque corporazione mondana.

Spesso, tuttavia, di fronte alla necessità di fare degli sforzi nella cooperazione, nella necessità di produrre denaro, nella richiesta di impegnarsi in qualche modo, molti individui si lasciano prendere da atteggiamenti di sconforto e inerzia. Quegli atteggiamenti ritardano il corso della vita. L’abilità con cui si affrontano e si trascendono queste situazioni determina la qualità della libertà e della sopravvivenza.

Si suppone che, se vuoi essere “spirituale”, tu non abbia bisogno di produrre denaro, di avere biogno di molte cose pratiche, e, alla fine, debba abbandonare le funzioni vitali. É del tutto ovvio che il denaro sia necessario in molte circostanze e che il lavoro, gli sforzi, le relazioni umane, l’energia, siano necessarie per la sopravvivenza funzionale. Dunque, perché non è ovvio che ogni individuo sia responsabile nel portare energia e dedizione alla propria comunità spirituale, che sia responsabile per la propria esistenza umana, e che si prenda cura della sopravvivenza per l’una e per l’altra? Perché non dovrebbe essere ovvio tutto quello? Perché ragionare sempre con ambiguità e sospetto intorno ad ogni organizzazione religiosa e spirituale?

Sembra che ci sia una illusione tradizionale che immagina ogni processo religioso o spirituale come un processo evaporoso, in cui ci si perda sempre di più in un mondo “elusivo”, per sparire alla fine in “qualcosa”, o nel dissolversi ” in un chissà dove”.

E infatti ci sono dei maestri che insegnano a considerare quegli obiettivi come fossero delle Verità. Secondo quegli insegnamenti, ci dovrebbero essere sempre minori responsabilità in rapporto al livello della vita. Una certa quantità di cibo è sempre necessaria, e tuttavia alcuni maestri suggeriscono che con un digiuno perpetuo si arrivi alla Illuminazione! Con quello credono di aver risolto il problema della sopravvivenza. Quel tipo di “illluminazione” si realizza in una caverna priva di “soldi, cibo e sesso”. Ritirarsi nella foresta e digiunare fino alla morte non è un mezzo per realizzare la Verità!

Ritengo che questo orientamento tradizionale sia un completo non-senso. Non lo insegno e non lo incoraggio. La Verità É Sempre e Già il Caso. Non c’è niente di “non-spirituale” nella partecipazione al mondo umano e al suo livello di vita. Ogni forma di responsabilità non interferisce né previene la Reale Vita Spirituale.

Le responsabilità del mondo umano richiedono l’esercizio della creatività e dell’intelligenza. Ogni condizione della vita richiede una forma di responsabilità ordinaria. Chiunque non sia capace di vivere quella condizione ordinaria, non può ritenersi pronto a penetrare nel contesto della vera vita Spirituale.

Il primo livello del sadhana che avrei dovuto superare col mio primo Maestro umano, non aveva niente a che vedere con lo Yoga ordinario e neppure con espressioni di affetto da parte del maestro. Al mio primo incontro con lui mi fece parlare solo qualche minuto. Mi disse di trovare un lavoro e di tornare da lui dopo un anno! E io fui del tutto felice di accettare quella condizione. Successe poi che, passati due mesi da quel primo incontro, il mio sadhana cominciasse comunque con Rudi, mio primo maestro. Non fu necessario far passare un anno. Salutai con gioia quel primo contatto e cominciai seriamente ad entrare nel processo Spirituale della mia vita. Ero felicissimo di aver trovato qualcuno che fosse capace di condurmi verso una condizione più profonda di quella in cui stavo vivendo prima.

Da quel momento fu tutto un susseguirsi di richieste. Lavoro. Lavoro il sadhana, lavoro il processo. Non era un “siediti qui che facciamo due chiacchere” Era piuttosto un ” prendi quel pacco e portalo al cassone dei rifiuti fuori dalla porta”. Fatto quello e appena seduto vicino a lui, mi chiedeva di lucidare il pavimento, o magari di andare a scaricare un camion di roba appena arrivato. Questo era il rapporto fra me e Rudi che durò quattro anni, costantemente, a volte anche di notte.

Oltre al lavoro fisico, Rudi volle che frenquentassi un seminario dove si insegnava teologia cristiana, storia della letteratura, lingue del passato, un sacco di studi per cui non avevo mai avuto un particolare interesse. Dovetti seguire dei seminari di religione Protestante e Ortodossa, senza che ne avessi alcun interesse. Il mio sadhana era pieno di lavoro e di momenti di ego-trascendenza. Senza sosta, neanche nel sonno e nei sogni.

Il mio tempo con Rudi arrivò a una sua conclusione, quella che mi aspettavo. Passai a seguire altri maestri e con quelli il mio sadhana fu ben diverso. Tuttavia, il tempo trascorso a seguire gli insegnamenti di Rudi, tutti relativi al terzetto di “soldi, cibo e sesso” , mi furono profondamente utili. Il sadhana con Rudi divenne il fondamento della mia vita Spirituale, il fondamento di stabilità e rinforzo per la mente, per il corpo e per la vita.

Quando mi recai da Rudi non ero ancora pronto al sadhana spirituale. Se lo avessi intrapreso allora, non avrebbe raggiunto alcun traguardo. La Realizzazione della Verità deve essere fondata sulla giusta consistenza della vita ordinaria. La Forza della Verità non è in grado di trasformare la vostra vita se iniziate il sadhana “nell’aria”. Se il sadhana ha inizio con uno sforzo per diventare una persona così detta “spirituale” , il contenuto vitale si traduce in confusione e spesso follia. Per questo insisto che ognuno di voi che voglia seguire Me, si assumi la responsabilità relativa alle funzioni ordinarie della vita, ossia relative a “soldi, cibo e sesso”.

Il Mio Lavoro con le persone è quello di attrarle e stabilire con loro una relazione, fino al punto in cui quella stessa relazione diventa Condizione consapevole, travolgente e continua. Quando diventano consapevoli ad ogni livello, allora offro loro la responsabilità che coincide con il loro livello. Da quel momento in poi mi aspetto e richiedo di funzionare al loro livello. Non mi congratulo con loro per quel livello, ma mi aspetto che funzionino responsabilmente all’interno della cultura dei Miei devoti, e nella loro vita ordinaria, da quel punto in poi.

Mi aspetto dai Miei devoti che osservino le indicazioni del sadhana nel contesto del “soldi, cibo e sesso”. Quello stesso sadhana sarà, spesso, tanto difficile quanto lo è stato per me. Se siete pronti alla vita spirituale, sarete molto felici di avere un fine su cui lavorare e impegnarvi. Ogni risposta diversa da quel sadhana è il riflesso della vostra impreparazione, della vostra resistenza, del vostro rifiuto. Ossia “Narciso” stesso.

“Narciso” non trova alcun incoraggiamento nel Vero Cuore Divino, nel vero Maestro, nella Verità Stessa e nemmeno nell’universo. “Narciso” è già morto. La morte è il suo karma, il suo destino, la sua unica realizzazione. Chiunque viva soltanto come “Narciso”, può solo attendersi la morte, custodita sempre nel suo taschino. Una morte solitaria, non consapevole per lungo tempo, folle in un certo senso. Il Vero Risveglio arriva improvviso.

Le persone tendono ad assumere percorsi della vita che implicano sofferenza. Il vostro sadhana si allinea inevitabilmente a dei livelli di complicazione e sofferenza in cui voi siete già coinvolti. Sadhana non si traduce in visioni, anche se queste possono saltuariamente apparire, senza alcuna conseguenza. La sofferenza è il suo confine. Il sadhana si confronta con quelle complicazioni, quelle resistenze, timori, stupidità, letargie, follia, violenze, separatività, pesantezze, distrazioni senza fine portate dalla ordinaria esperienza ora dopo ora. Se poteste osservare tutto quello consapevolmente lo trovereste terrificante! “Sadhana” vuol proprio dire coinvolgimento con tutto quello!.

Tutti coloro che si rivolgono a Me sono invitati a funzionare immediatamente al livello dei loro problemi funzionali. Alcuni pensano che una seria analisi delle loro condizioni nel periodo di quattro o cinque anni sia sufficiente per sentirsi un pò meglio. Bè, quel progetto non ha niente a che vedere con la Realtà. É solo un segno della loro riluttanza, inerzia e pigrizia. La vita spirituale è sadhana, una continua domanda di funzionare. Come credete che la crisi spirituale arrivi in superficie nei monasteri tradizionali? Non certo con pacche sulle spalle e altre consolazioni. Per quello le persone che desiderano ritirarsi in un monastero sono sempre state pochissime. Appena passata la soglia di entrata al monastero, c’è qualcuno che vi aspetta con un cesto in cui gettare tutti i vostri vestiti ed averi, vi mostra la vostra cella e vi dà cinque istruzioni a cui dovete attenervi per tutto il resto della vostra vita, e vi chiede anche che le realizziate tutte e cinque prima di cena!

La vita in Mia Compagnia è una continua domanda. É vera vita Spirituale, non una forma di terapia. É una pratica di vita in un mondo in cui il Cuore Divino e Vivente è la Condizione, non la vostra ricerca o il vostro dilemma.

Quando il “cercatore” arriva alla mia porta, tutto quanto sopra deve essere già chiaro. Tutto quello che riceve all’inizio è una stretta di mano e una scopa! Viene presentato alla congregazione di devoti che gli danno il benvenuto, gli leggono una breve preghiera e da quel momento in poi, gli viene richiesto di funzionare a livello vitale. Può anche riuscire a dimostrare di avere doti spirituali “eccezionali”, ma quello che gli viene richiesto è comunque la capacità di funzionare a livello vitale. E per funzionare a quel livello non riceve niente di miracoloso. Può dimostrare di avere delle grosse difficoltà, dei conflitti, delle crisi, e tuttavia gli viene richiesto di funzionare, pulito, sorridente e capace di fare quello che gli viene richiesto, in linea con le sue possibilità.

La domanda di funzionare può generare una forma di disturbo, una crisi, una forma di conflitto interno. Quello è il vero contenuto del sadhana. Il mio vero devoto trova l’energia che produce l’intelligenza discriminativa, capace di superare la crisi con la propria consapevolezza. Se invece il “costo” sembra troppo alto per quel devoto, allora quello stesso devoto è destinato a confrontarsi con le proprie alternative, con le proprie sofferenze.

Ogni tipo di sofferenza è manifestazione propria di “Narciso”!

DEVOTO: quali sono le responsabilità dei Tuoi devoti?

ADI DA: sono quelle relative ad una azione vitale appropriata all’interno della comunità cooperativa di Adidam. Partecipare alla cultura cooperativa dei Miei devoti ed assumerne la responsabilità. Devono assumersi la responsabilità di evitare ogni tipo di droga, evitare ciò che provoca intossicazione fisica. La dieta ottima è quella che si limita a ciò che è necessario e sufficiente per il corpo. Il cibo non genera la Spiritualità.

I problemi che derivano da eccessi di ogni tipo, come debolezza cronica, pigrizia, instabilità e irresponsabilità sono le manifestazioni di “Narciso”.

Il Mio devoto deve capire che la sua relazione con Me implica la capacità di relazionarsi a Me, ai devoti della comunità di Adidam, e alla comunità del mondo intero. Un modo di vivere responsabile, relazionabile, intelligente è la condizione di avere una relazione con Me.

Nessuna dieta e nessuna droga può riuscire a farvi realizzare la Verità.


II – L’aspetto “emotivo-sessuale”

DEVOTO: ci sono dei vantaggi nelle pratiche emotivo-sessuali in rapporto alla vita Spirituale?

ADI DA: La prima cosa da dire è che le relazioni emotivo-sessuali sono un modo di relazionarsi fra gli esseri umani . Quindi, se vissute nel modo giusto, le relazioni emotivo-sessuali sono compatibili, per principio, al Satsang con Me. Le relazioni emotivo-sessuali non sono né più né meno “Spirituali” di quanto lo sia un’altra forma di relazione fra gli esseri umani. Per molte persone, le relazioni sessuali sembrano essere una parte fondamentale della loro vita. Impegnarsi nelle relazioni emotivo-sessuali non avvicina in nessun senso alla realizzazione della Verità, allo stesso modo in cui il non impegnarsi in relazioni emotivo-sessuali si avvicina alla realizzazione della Verità. Fondamentalmente, il processo spirituale non ha niente a che vedere con il processo emotivo-sessuale.
Tuttavia, ci sono gli usi umani del sesso, ma ci sono anche gli usi sub-umani del sesso. Solo gli usi umani del sesso sono accettabili per i Miei devoti. Un impegno sessuale umano, consapevole, responsabile e in amore, è, in generale, una estensione del processo di “conduttività” e rigenerazione, se paragonato ad una ossessione sessuale orgasmica, separativa e degenerativa. Se le funzioni vitali sono ben vissute e ben disciplinate, la sessualità coincide con una attività intelligente e sacrificale, una vera forma di yoga nella intimità emotivo-sessuale, un circolo rigenerativo nella conduttività umana.

Ogni persona possiede una specifica tendenza a coinvolgersi con queste tre funzioni di “soldi, cibo e sesso”, ora prediligendo l’una o l’altra fra le tre, a livelli diversi. Poiché la tendenza emotivo-sessuale è una delle più comuni, ovvie e fondamentali forme di relazionarsi fra le persone, quella stessa è anche il più ovvio livello del sadhana, della auto-comprensione e del rivolgervi devozionalmente a Me.

Fino a quando non avrete compreso pienamente la vostra stessa attività di auto-contrazione, nessuna delle tre forme di cui abbiamo parlato finora può essere vissuta come forma essenziale del relazionarsi fra gli esseri umani. Invece di viverle come forma di relazione, le vivete piuttosto come modello di identificazione, differenziazione e desiderio. Se una persona sta facendo sesso, quella separata persona sta facendo sesso, con il suo piacere, la sua soddisfazione. Se state mangiando, quella separata persona ha acquisito quel cibo. Se avete soldi, cibo e sesso, tutti quelli sono vostri. Soldi, cibo e sesso sono concepiti come possessi individuali, piuttosto che opportunità funzionali e relazionali. In quei casi voi siete la persona che ricerca, e il vostro coinvolgimento con soldi, cibo e sesso tende solo a rinforzare il vostro dilemma, il vostro senso di separazione.

Solo quando la vostra vita prende la forma di Satsang con Me e di relazione intelligente, solo allora quelle funzioni vitali vengono vissute come forma relazionale con gli altri. Diventano semplici, godibili e creative capacità della vita terrena.

Secondo alcuni punti di vista tradizionali religiosi o Spirituali, il sesso, per esempio, diventa come molto ambiguo, minaccioso. In certi periodi le persone pensano di dover abbandonare la sessualità. Si fanno celibi per un periodo, cercano di condurre quella energia verso la spina dorsale, oppure di sublimarla con la pittura, con la poesia, il lavoro, la preghiera, senza tuttavia capire il motivo di fondo che condiziona le loro vite.

In conclusione e per rispondere alla tua domanda, le relazioni emotivo-sessuali non apportano alcun vantaggio al processo della Reale Spiritualità.

Adi Da Samraj “My Bright Word” pag. 111